(15/07/2011) - “Storia e storie dell’analfabetismo”: a Torino un convegno e due mostre del Centro Manzi per i 150 anni dell’unità d’Italia

Bologna - Ai tempi di “Non è mai troppo tardi”, la popolare trasmissione di Alberto Manzi in onda dal 1960 al 1968 sulla Rai, in Italia l’analfabetismo era una realtà ancora molto diffusa: più del 40% della popolazione non possedeva nessun titolo di studio e un altro 42,5% aveva solo la licenza elementare.

Indubbiamente era già stato compiuto un grande passo avanti rispetto al 1861, quando nella neo-nata Italia, secondo il censimento della popolazione, l’analfabetismo si attestava sul 75% come media nazionale, con punte del 97% tra le donne calabresi. Ma rimaneva ancora molto da fare, soprattutto per il raggiungimento di un’unità linguistica.

In occasione dell’8 settembre, Giornata mondiale per la lotta all’analfabetismo promossa dall’Unesco, il Centro Alberto Manzi – promosso dall’Assemblea legislativa e dalla Giunta della Regione Emilia-Romagna, dal Ministero dell’Istruzione, dal Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università degli Studi di Bologna e dalla Rai – in collaborazione con il Comitato Italia 150, organizza un convegno e due mostre per approfondire la vasta opera di Alberto Manzi.

Non solo la sua famosa trasmissione – con cui si stima abbia insegnato a scrivere e a leggere ad almeno un milione di italiani – ma anche la sua attività di maestro in carcere e per quasi 40 anni nella scuola, insieme all’impegno tra gli indios e i campesinos del Sud America e tra gli immigrati in Italia, per diffondere la conoscenza della lingua. Senza dimenticare la sua attività di scrittore di successo, in particolare di libri per bambini e ragazzi, di traduttore e divulgatore scientifico.

  • Il convegno: Alberto Manzi e le storie di maestri e maestre

S’intitola “Storia e storie dell’analfabetismo”, e si svolgerà a Torino l’8 e il 9 settembre nella sede della Biblioteca Nazionale Universitaria e delle Officine Grandi Riparazioni. Un’occasione per approfondire, con la partecipazione di esperti e studiosi, il ruolo di Alberto Manzi nella lotta all’analfabetismo insieme alle storie di altri maestri e maestre.

Uomini e donne che hanno lavorato spesso in realtà periferiche (montagna, campagna, piccoli centri) sviluppando esperienze uniche, insegnando la lingua italiana e favorendo la comprensione reciproca, da nord a sud. Come Federico Moroni, esperto di arte pittorica infantile, o Angelo Longo, il “maestro pilota”; Maria Maltoni, che fece della scuola una “missione”; Alberto Calderara, “costruttore” di un sapere didattico sulla lingua italiana, sull’aritmetica e sul disegno; o Giuseppina Pizzigoni, a lungo impegnata nella formazione degli insegnanti.

  • Analfabetismo, analfabetismi

Il convegno analizzerà anche alcuni fenomeni attuali: più che di analfabetismo in senso tradizionale, oggi si può parlare infatti di analfabetismi. C’è il cosiddetto analfabetismo funzionale, con cui si indica l’incapacità di una persona di usare in modo efficace gli strumenti di lettura, scrittura e calcolo nella vita quotidiana.

C’è l’“analfabetismo di ritorno”: è quello di chi, pur avendo imparato a leggere e scrivere, a causa della poca pratica ha dimenticato quanto aveva appreso in passato. C’è l’analfabetismo scientifico; ed è ormai comune parlare di digital divide, cioè di quella forma di divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare computer e internet) e chi ne è escluso.

  • I dati

Se negli ultimi anni del ventesimo secolo l’analfabetismo è declinato inesorabilmente, arrivando a interessare, secondo il censimento del 2001, circa l’1,5 % della popolazione di età superiore ai sei anni (per un totale di 782.342 persone), non può certo essere considerato un fenomeno del tutto residuale, quanto piuttosto la conferma del permanere di antichi squilibri: in Basilicata e Calabria interessa circa il 4% e il 5% della popolazione. Le dimensioni del problema si aggravano se a queste percentuali si aggiungono quelle della popolazione priva di licenza elementare (circa il 25%, cioè quasi 5.200.000 persone), a forte rischio di ricadere nell’analfabetismo, mentre ricerche mirate condotte dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) su campioni di italiani tra i 16 e i 65 anni hanno dimostrato che solo il 20% ha le competenze alfabetiche sufficienti per comprendere e interpretare un testo anche semplice, e per orientarsi in una società sempre più complessa.

Le mostre

  • “Alberto Manzi. Storia di un maestro”

Giovedì 8 settembre, alle 13, verrà inaugurata la mostra antologica “Alberto Manzi. Storia di un maestro” allestita nella Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (piazza Carlo Alberto 3), con materiali video e originali d’archivio sul lavoro e sulla personalità del maestro.

  • “Maestro, raccontami una storia”

Sempre giovedì 8 settembre, alle 17.30, nella Biblioteca civica Villa Amoretti (corso Orbassano 200, Torino), verrà inaugurata la mostra-gioco “Maestro, raccontami una storia”, con un allestimento pensato per far scoprire ai più piccoli i libri scritti da Manzi e le storie da lui inventate. Il sistema delle biblioteche torinesi proporrà anche una serie di giochi e laboratori per le scuole del territorio e per le famiglie in collaborazione con il Centro Alberto Manzi. Le iniziative sono promosse dalla Regione Emilia-Romagna (Assemblea Legislativa e Giunta), dall’Università di Bologna, dal Ministero dell’Istruzione e dalla Rai (che compongono il Centro Alberto Manzi) e dal Comitato Italia 150, Biblioteche Civiche Torinesi, Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Partecipa anche il Museo della Scuola della Fondazione Tancredi Barolo, che allestirà uno spazio permanente sul maestro Manzi.

Il programma del convegno “Storia e storie dell’analfabetismo” (pdf1.5 MB)

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ultima modifica 2013-05-08T17:29:00+02:00
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