La riforma, la plastica e il grande fratello

Mentre si discute di "grandi sistemi" spesso non ci si accorge che i cambiamenti veri - giorno dopo giorno - avvengono nel quotidiano

telefono.gifParlando di tecnologia, anni fa, sul suo libro dal titolo "La ragione aveva torto?", Massimo Fini ha espresso un concetto estremamente originale. Diceva: "…E' la tecnologia che ha rivoluzionato il mondo, non la borghesia che ne è solo un prodotto, come il proletariato o la tecnocrazia. la plastica poté più del marxismo. La tecnologia ha effettivamente accumulato mezzi e ricchezze che però, invece di liberare l'uomo l'hanno ulteriormente soggiogato. All'antico asservimento dell'uomo all'uomo, che ha semplicemente cambiato maschera, si è aggiunto l'asservimento alla macchina e alla sua potente logica".

Qual è il motivo di tale citazione? Cosa voglio dire con questo? E' dal 1996 che la scuola italiana si dimena in una delle più ampie riflessioni sul suo senso e sulla organizzazione. Pensiamo a tutta l'attività messa in moto dal Ministro Berlinguer sulla riforma dei cicli e sui saperi essenziali. Ricordate e ricordiamo il lavoro dei 40 saggi?? E poi la riforma cosiddetta dell'autonomia (che fra l'altro - a mio parere e per inciso - è stata la vera riforma strutturale della scuola in quanto ha dimensionare la maggior parte degli Istituti scolastici italiani,), con i 15 complessi decreti collegati alla riforma del governo dell'Ulivo fermati da un semplice e piccolo atto del nuovo governo Berlusconi? Bene, mentre nel parlamento si discute, mentre i governi legiferano a colpi di decreti, "la plastica invade scuola" e cambia la vita delle nostre scuole.

Il telefonino, la telematica e il grande fratello

Ho fatto un piccola indagine, circa un mese fa, nella mia scuola. Ho chiesto ai ragazzi quanti di loro possedessero il telefonino e quanti no. Su 820 ben 584 posseggono tale strumento. In percentuale il 73%. Siamo nella scuola media inferiore. Un oggetto piccolo, innocuo, che apparentemente sfugge alla vista dei professori ma che è presente in classe e soprattutto nella vita di questi minori. Cambiano i modi di relazionare fra coetanei: ci si invia piccoli messaggini con cui ci si da appuntamento in bagno. Si squilla continuamente. Diminuisce l'attenzione e aumenta quindi la distrazione. Si modifica probabilmente il cervello di molti ragazzi e ragazze.

Sicuramente il computer ed internet, cioè la telematica in rete, è la seconda di queste tecnologie che al pari della plastica, "poté più delle ideologie e delle riforme scolastiche". Dal punto di vista scolastico ne ho visto gli effetti pratici lo scorso giugno, mentre svolgevo la funzione di presidente di commissione d'esame. Ho visto ragazzi presentare ricerche (ben fatte esteticamente) dove si evidenziava chiaramente una discreta capacità di uso dei motori di ricerca. E poi con "taglia e incolla" il gioco e fatto. Ma dove era l'impegno, la fatica e le idee dei ragazzi? Insieme alla informatica e alla telematica, che hanno avuto una invasione veloce e recente, c'è stata un altro strumento che a tal proposito ha cambiato i modi di operare nella didattica: la fotocopia.

Basti come esempio il fatto che nella mia scuola - nello scorso anno scolastico - si sono spese, in fotocopie, 12 milioni delle vecchie lire.

E veniamo a "Il grande fratello". Potremmo aggiungere a questa trasmissioni televisive quali Amici, Stranamore, Saranno famosi. Alcuni anni fa il modello era Ambra: ricordate? Ebbene, ricordo che tre anni fa, verso novembre, da buon preside imbranato, entrando in una classe delle medie di Pennabilli, un ragazzo mi chiese: "…ma Lei preside guarda il grande fratello?" Che rispondere?? Io nemmeno sapevo che era! Ricordavo solo Il grande fratello di George Orwell in 1984. Eppure, oggi, dopo solo 2 anni e mezzo, devo (e tutti insieme dobbiamo!) ammettere che forse a livello di scala valori o in quanto modelli identificativi, hanno potuto più tre edizioni de "il grande fratello" di 1000 ore all'anno di scuola! La televisione è un mezzo potente e fatta in questo modo appare vera ai ragazzi… e quindi veicola modelli, modi di pensare, modi di vestire, modi di consumare.

Il virtuale, la simulazione, ma il corpo e le mani, dove sono?

Se da una parte abbiamo ragazzi che passano ore davanti alla televisione in solitudine, gli stessi ragazzi sono quelli che vengono auto-trasportati dai genitori fin sul cancello della scuola. Il modello è quindi quello della scarsa autonomia di movimento e di spostamento. Un altro esempio emblematico: nel laboratorio delle abilità manuali che abbiamo aperto a Cesena sto scoprendo sempre più quanto siano imbranati questi ragazzi. Gli stessi che usano con abilità i tasti del telefonino, del mouse o della play-station, non sanno poi avviare una trottola, sono handicappati nel tiro di biglie e tappini, non esiste la capacità di lanciare un sasso con una fionda o una freccia con un arco. Ragazzi che non hanno mai usato un coltellino per costruirsi un giocattolo di legno o che non hanno mai esplorato con la loro bicicletta il quartiere della città! Ragazzi che non conoscono i più elementari strumenti di lavoro: il martello, le pinze, la sega, la raspa.

Per concludere: credo che di fronte alla potenza della plastica ovvero dei grandi modelli sopra indicati ci siano - da parte della scuola - alcune vie di uscita.

- Una è sicuramente quella di avere di fronte insegnanti veri, insegnanti che non simulano, ma che portano una loro personale esperienza viva, la loro vita, le loro passioni, le loro competenze, le loro debolezze

- La seconda è - collegata alla prima - di fare esperienze vive, concrete, non virtuali. Sono esperienze apparentemente semplici, banali, elementari… ma che spesso sono bandite dalla vita dei nostri studenti.

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ultima modifica 2013-01-25T14:43:00+02:00
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